Domenica 10 novembre inaugureremo la mostra “Senzamargine. Magdalo Mussio all’origine del segno” a cura di Daniela Simoni e Stefano Bracalente, con la fondamentale collaborazione di Emma Bellavita e Carlotta Mussio, eredi dell’artista.
Nel celebrarne il centenario della nascita – che ricorrerà nel 2025 – la mostra costituirà l’occasione per indagare l’opera di Magdalo Mussio (Volterra, 1925 – Civitanova Marche, 2006), uno tra i più originali e profondi esponenti della sperimentazione verbo-visuale, capace di elaborare una propria cifra identitaria e immediatamente riconoscibile.
Figlio dei suoi tempi, Mussio ha vissuto in pieno l’età delle neoavanguardie del secondo Novecento quando le ricerche artistiche incrociavano la linguistica e la semiotica, recuperando anche esperienze d’inizio Novecento – e pure antecedenti – per proporre la parola, la lettera alfabetica e il numero come immagini da vedersi e non più da leggersi.
Il carattere grafico, il gesto e l’azione della scrittura ricorrono in tutte i settori in cui Mussio ha operato (grafica, disegno, editoria, pittura, animazione). Le sue opere sono caratterizzate proprio da grafie illeggibili: sono tracce di energie psichiche, scritture smarrite sulla pagina, flussi di coscienza e automatismi, germinazioni incontrollabili di una grafia privata, minuta fino all’indecifrabilità, accompagnata da cancellature che lasciano memoria di quel che è stato. Il tutto è sospeso nel vuoto di una superficie scabra come fosse la parete di una roccia primigenia, su cui si addensano segni per sovrapposizioni successive, stratificazioni di una memoria senza tempo.
Organizzata dal Centro Studi Osvaldo Licini in collaborazione con il Comune di Monte Vidon Corrado, con il contributo della Regione Marche e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, l’esposizione fa parte della rassegna dedicata al segno nell’arte del Novecento, che ha già esplorato l’arte di Vedova e di Trotti.
Grazie allo studio di materiali di archivio, resi disponibili dalla famiglia dell’artista insieme a tutte le opere in esposizione, la mostra indagherà la dimensione del margine in cui il segno è stato al tempo stesso immagine e parola, l’una sconfinando sempre nell’altra: senza margine, appunto. La percezione del degrado, della distruzione, dell’annullamento che esala dalle sue opere è sempre presagio, però, di una verità: lungo il margine, tutto ciò che sparisce si confonde sempre con quel che sta per apparire e riaffiorare. Nel silenzio dell’attesa e in una straordinaria sintonia con l’esperienza umana e poetica di Osvaldo Licini, Mussio ha lasciato traccia di tutto questo, come uomo e come artista, e per questo la mostra si ripropone di offrire anche uno sguardo più intimo sulla sua ricerca.
Vi aspettiamo!
Per info www.centrostudiosvaldolicini.it e 3349276790