Osvaldo Licini nasce il 22 marzo a Monte Vidon Corrado. Il padre Vincenzo è disegnatore, litografo e cromista, la madre Amedea Corazza, bolognese, è cucitrice di cappelli.
I genitori si trasferiscono a Parigi, dove nel 1896 era nata la secondogenita Esmeralda, mentre il giovane Osvaldo rimane nel paese natale con il nonno Filippo, contadino proprietario. Nella capitale francese il padre lavora come cartellonista, la madre sarà direttrice di una casa di moda e la sorella ballerina all’Opéra.
Nel novembre del 1908 si iscrive Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Suoi compagni di studi sono Giorgio Morandi, Mario Bacchelli, Giacomo Vespignani e Severo Pozzati. Si avvicina al Futurismo. Nell’estate del 1913 a Monte Vidon Corrado scrive i “Racconti di Bruto”. Il 21 e 22 marzo 1914 espone alla “Mostra dei secessionisti” nei sotterranei dell’Hotel Baglioni insieme a Morandi, Bacchelli, Pozzati e Vespignani. Nel corso del 1914 è coscritto a Ferrara per il servizio militare. Alla fine dell’anno si trasferisce a Firenze dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti per studiare scultura con Domenico Trentacoste.
Chiamato alle armi il 22 maggio 1915, parte per la Grande Guerra. Il 28 novembre sul Podgora viene gravemente ferito ad una gamba, rimarrà claudicante per tutta la vita. Durante la degenza presso l’ospedale militare di Firenze, conosce un’infermiera volontaria di nazionalità elvetica, Beatrice Müller, dalla quale avrà l’unico figlio Paolo.
Convalescente, è in licenza a Parigi presso la madre e la sorella, (il padre era già deceduto). Si immerge nella vita artistico-culturale della capitale. Conosce Picasso, Cocteau, Ortiz, Kisling e altri artisti del periodo; stringe amicizia con Modigliani.
Al rientro dalla lunga licenza di convalescenza a Parigi è presente a Firenze, quasi sicuramente presso la famiglia dello zio Lucio fino all’inizio del 1920, anno in cui ottiene il congedo definitivo. Tornato a Parigi rivede Mario Tozzi, già compagno di studi all’Accademia Felsinea.
Alterna soggiorni a Parigi con permanenze temporanee a Monte Vidon Corrado, a Fermo, dove è insegnante presso l’Istituto Tecnico Industriale, a Montefalcone, ospite di Felice Catalini e a Porto San Giorgio, presso l’amico Acruto Vitali. A Parigi svolge un’intensa attività espositiva, prima presso i caffè di Montparnasse, poi al Salone d’Automne, alla Société Nationale des Beaux Arts, al Salone della società degli artisti indipendenti, alla Closerie des Lilas. Nel 1925 conosce a Parigi Nanny Hellström, una giovane pittrice svedese allieva dell’Académie Julian e di Andrè Lhote e si fidanza con lei.
Partecipa alla “Prima Mostra del Novecento Italiano” presso il Palazzo della Permanente a Milano. Il 20 dicembre 1926, sposa Nanny Hellström a Monte Vidon Corrado e si stabilisce definitivamente nella casa natale.
Nel 1927 partecipa all'”Esposizione di Arte Italiana in Olanda” ad Amsterdam, organizzata dal Novecento italiano. Grazie all’amico pittore Mario Tozzi, partecipa alla collettiva “Les artistes italiens de Paris” allestita al Salon dell’Escalier a Parigi.
Espone alla “Seconda Mostra del Novecento Italiano”. In aprile compila il Questionario Scheiwiller. Nel 1930 partecipa alle due mostre itineranti del Novecento a Basilea e a Berna. Nel 1931 soggiorna in Svezia presso i parenti della moglie e continua l’attività espositiva: “I Quadriennale di Roma” e “Novecento Italiano – Nutida italiensk konst” a Stoccolma. Durante il viaggio di rientro in Italia torna a Parigi, dove si trattiene dalla fine novembre ai primi di febbraio 1932. Dipinge le sue prime opere astratte che non mostrerà fino al 1935.
Nel 1932 inizia uno scambio epistolare con il critico Giuseppe Marchiori che avrà un ruolo primario nel suo percorso artistico. Comincia a manifestare interesse per la galleria milanese Il Milione.
Nel 1934, in occasione della visita alla Biennale di Venezia, conosce personalmente Marchiori e, nel libro delle firme di un ristorante di Burano, si definisce “errante, erotico, eretico”. Sulla rivista “L’Orto” pubblica “ricordo di Modigliani”.
È l’anno chiave del Licini “astratto”. Partecipa alla “II Quadriennale romana” e si trova ad esporre nella IX sala del Palazzo delle Esposizioni di Roma insieme al gruppo degli astrattisti del Milione: Bogliardi, Ghiringhelli, Reggiani, Soldati, Fontana, De Amicis, Magnelli. Legge “Kn” di Carlo Bello. Il 4 marzo 1935 partecipa con il gruppo della Quadriennale alla “Prima mostra collettiva di arte astratta” presso lo studio Casorati-Paolucci a Torino. In maggio tiene la sua prima personale in Italia presso la galleria Il Milione a Milano. Accompagna la mostra un’autopresentazione: “Lettera aperta al Milione”.
Nel 1936 prende parte alla “Mostra d’arte astratta” alla galleria Bragaglia Roma e alla “Mostra di pittura moderna italiana” a Como, promossa da Mario Radice, Manlio Rho e Roberto Sartoris.
Nel 1937 è nella collettiva “Venti firme” alla galleria Il Milione, ospitata poi a Genova alla galleria Genova. In quello stesso anno pubblica la sua ultima dichiarazione di poetica, “Natura di un discorso”, nella pagina del “Corriere Padano” curata da Marchiori e dedicata all’astrattismo. Lavora sul tema delle Archipitture.
Si reca in Svezia; al ritorno si concede un soggiorno in Francia. Inizia la corrispondenza con Franco Ciliberti, promotore del Primordialismo nel 1936 e, due anni dopo, della rivista “Valori Primordiali”. Contrario ai restrittivi provvedimenti antiebraici, che minacciano di colpire anche l’arte moderna in Italia, assiste in dicembre alla manifestazione organizzata da Marinetti in difesa della civiltà e della libertà nell’arte, presso il Teatro delle Arti di Roma.
Nel 1939 partecipa al Trentennale della fondazione del Futurismo. Espone alla “III Quadriennale” di Roma i suoi dipinti astratti nella sala riservata ai futuristi.
Nel 1941 sottoscrive il “Manifesto di Valori Primordiali” e aderisce ufficialmente al gruppo Primordiali-Futuristi con Ciliberti, Terragni, Lingeri, Cattaneo, Radice, Rho, Munari, Soldati, Sartoris. In dicembre espone alla mostra del gruppo organizzata presso la galleria Mascioni di Milano. A seguito dell’evoluzione degli eventi bellici europei, decide «di non mostrare, di non esporre e di non vendere per tutta la durata della guerra». Nella solitudine di Monte Vidon Corrado mette a punto il vocabolario pittorico da cui nascerà la nuova iconografia del figurativismo fantastico.
Nel 1944 accetta di rappresentare il Partito Comunista Italiano nel locale Comitato di Liberazione e il 6 aprile 1946 viene eletto sindaco di Monte Vidon Corrado, ruolo che ricoprirà per due mandati.
Riprende l’attività espositiva partecipando a due collettive: “Peinture italienne moderne” al Musée des Beaux-Arts di La Chaux-de-Fonds e “Arte astratta e concreta” al Palazzo Reale di Milano, curata da Max Bill. Nel 1948 partecipa alla collettiva “Arte astratta in Italia” e alla “XXIV Biennale di Venezia”, la prima del dopoguerra.
Nel 1949 è di nuovo in Svezia e poi a Parigi.
A Firenze, alla “Mostra Nazionale Premio del Fiorino”, partecipa con due dipinti recenti. Espone alla “XXV Biennale di Venezia” nove variazioni sul tema di Amalassunta, che definisce “la Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco”, come scrive in una lettera a Giuseppe Marchiori del 21 maggio 1950.
È presente ad una collettiva presso la Galleria Bompiani a Milano, invia alcune opere alla Prima Biennale di San Paolo in Brasile e alla mostra “Pittori d’oggi Francia-Italia” a Torino. Viene rieletto sindaco.
Partecipa alla mostra “Nutida italiensk konst”organizzata dalla Biennale di Venezia a Stoccolma e poi a Helsinki. Compie un viaggio a Parigi. Nel 1954 partecipa alla “Mostra nazionale d’arte astratta” a Macerata ed è inserito nella mostra londinese “Arte contemporanea in Italia”.
In autunno compie un viaggio a Basiliea con l’amico Dania e a Parigi. Espone una trentina di opere alla V edizione della mostra “Pittori d’oggi Francia-Italia” a Torino, a cura di Luigi Carluccio.
A febbraio al Centro Culturale Olivetti di Ivrea, con la curatela di Giuseppe Marchiori, vengono esposti dipinti dal 1921 al 1957. Partecipa alla “XXIX Biennale di Venezia” con un’antologica di opere realizzate tra il 1925 e il 1958: la presentazione è a cura di Umbro Apollonio. Vince il Gran Premio Internazionale di Pittura. L’ultima occasione espositiva è la “Mostra d’arte italiana contemporanea” nelle collezioni pratesi che si tiene nel mese di settembre.
Muore a Monte Vidon Corrado l’11 ottobre.