Gli anni dieci e venti sono per Licini quelli della formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna e poi di Firenze, segnati dalla dura esperienza della guerra e dalla partenza per Parigi dove risiedevano sua madre Amedea e sua sorella Esmeralda, la frequentazione dei caffè parigini e degli artisti d’avanguardia, tra i quali Picasso e Modigliani, le permanenze a Monte Vidon Corrado, fino alla scelta di tornarvi per sempre con la sua sposa, la pittrice svedese Nanny Hellström nel 1926. Sono gli anni della sua fase figurativa, in cui si confronta con tutti i generi della tradizione, dal paesaggio, alla natura morta, al ritratto, sperimentando diverse cifre stilistiche improntate alla lezione di Cézanne, Van Gogh e Matisse, da lui stesso indicati come i suoi maestri.
Nei quadri esposti una mappatura degli affetti più cari dell’artista e insieme un excursus delle sperimentazioni, di quegli “studi” – come li definisce nel Questionario Scheiwiller del 1929 – che caratterizzano la fase figurativa, prima del volo verso l’astrazione.